Siccome ho fatto io la domanda nel podcast (come linkato) ovviamente mi sento tirato in causa 😃 Anche se ho malamente propagato una questione sollevata da @MattiaNotFound in un altro podcast. Vediamo se riesco a spiegarmi.
Di base, non mi interessava parlare del "passato" inteso come, beh, tutto quello prima del 2012, diciamo. Ora, prendiamo un paese come UK e supponiamo che un gruppo di persone, piu' o meno esperte, voglia sviluppare un gioco di genere X: UK ha una industria sviluppata che ha prodotto tipo ogni genere, quindi diciamo che c'e' del "supporto" e del "talento", in teoria, qualsiasi sia il gioco che si voglia fare. La stessa cosa non si puo' dire per l'Italia, che a parte il passato di Amiga e poi Simulmondo, e magari una tradizione sui giochi di guida, non ha la stessa situazione.
Siccome e' normale voler partire da qualcosa che gia' un po' si sa, da cosa ha senso partire? L'Italia non ha industria gamedev, ma ha comunque tanta musica, cinema, fumetti, e altro. Senza discutere della qualita', questi settori sono di sicuro molto piu' sviluppati. Ma questi settori hanno una impronta stilistica forte, ad esempio il cinema Italiano anche attuale ha una forte influenza ancora neo-realista, e anche togliendo lo stile, anche i temi trattati sono di un certo tipo.
Quindi, quello che chiedevo e': non diventa quindi sensato per chi voglia fare videogiochi, anche solo per riciclare l'esperienza di graphic designer o sceneggiatori presenti da altri settori, finire per ideare progetti che siano una estensione, quasi, delle idee in altri settori? Che poi ovviamente si evolveranno. Ma questa cosa, quasi involontariamente, crea uno stile riconoscibile.
A questo punto c'e' poi il discorso del farlo "non involontariamente": non ha senso decidere consciamente di raccontare storie ambientate in Italia, o riprendere stili legati al paese, un po' per formazione, ma un po' anche magari per facilitarsi la vita?
Sono tutte domande, non dichiarazioni eh!